Cosa pensiamo riguardo le migrazioni?

“…E una donna in riva al mare
Mentre il sole va giù
che con la mano saluta
i sogni che passano
e lascia una scia
che non va più via nell’alta marea ….
Dimmi dove si nasconde
La promessa libertà
Questi fiori fra le onde
Chiedono pietà
Non più guerre e religioni
Ma un’altra vita un sogno in più
Cielo, se mi senti almeno tu
Lascia che sia un angolo di blu.”

                                                        Irene Fornaciari, Blu (2016)

Pensiamo  che coloro che arrivano in barca come clandestini debbano essere accolti perché dopotutto sono anche loro uomini e donne come noi. Molto spesso però i pregiudizi invadono i nostri discorsi che finiscono per risultare razzisti senza però tener conto di quanto sia complesso il fenomeno. Pensiamo però che sia doveroso fare delle distinzioni tra chi arriva per necessità e vuole vivere una vita migliore in onestà e con impegno, e chi invece arriva con la pretesa di avere facilmente  un futuro assicurato.
Riguardo la situazione italiana  noi pensiamo che il problema derivi dalla leggerezza con cui è stato firmato l’Accordo Schengen, il quale prevede che il visto deve essere rilasciato dal primo stato di arrivo, il quale vincola l’immigrato a restare in esso  fino a nuova disposizione. Quindi una possibile soluzione crediamo possa essere la revisione dell’Accordo in modo tale che tutti gli stati appartenenti all’Area possano collaborare affinché il fenomeno sia condiviso e non pesi principalmente sulle spalle di uno stato che non è in grado di gestire un fenomeno così grande da solo, come per esempio l’Italia.
Riguardo le immigrazioni economiche noi crediamo che sarebbe opportuno dare un aiuto concreto a quelle terre da cui provengono la maggior parte degli immigrati e che in passato noi occidentali abbiamo sfruttato per arricchirci mettendo le popolazioni autoctone in condizioni di estrema povertà,  in modo che si sviluppino al loro interno creando posti di lavoro che comporterebbero reddito per le famiglie che vivrebbero in migliori condizioni.

MIGRAZIONI E POLITICA

Siamo Thomas Bozzolan, Alessia Milan, Anna Andrea Nardo, Tommaso Peraro, Manuel Soranzo,Matteo Zanardi, studenti del liceo A. Cornaro della classe 2^DS e abbiamo lavorato individualmente su 6 argomenti diversi, riguardanti la persona intervistata. In seguito troverete: il diritto di accoglienza, l’accoglienza in Italia, i modi per acquisire la cittadinanza, l’Albania (il Paese in cui è nata la persona che abbiamo intervistato), Durazzo (la città in cui è passato) ed Enver Hoxha (dittatore dell’Albania nel passato). Infine poi ci sarà l’intervista.

DIRITTO DI ACCOGLIENZA
Lo status da rifugiato protegge le persone che sono costrette a lasciare il proprio paese per motivi di razza, religione, nazionalità e determinato gruppo sociale impedito dal paese d’origine.il richiedente asilo presenta una domanda di protezione internazionale alla questura poi il dipartimento delle libertà civili e immigrazione esaminerà la domanda e le commissioni in seguito a domande personali decideranno se ammettere o no il richiedente asilo.
ACCOGLIENZA IN ITALIA
L’accoglienza in Italia prevede le seguenti fasi: la prima fase consiste nel soccorso e nella prima assistenza ai migranti, attività che vengono svolte, in prossimità dei luoghi di sbarco, nei CPSA (Centri di Primo Soccorso e Accoglienza). Qui i migranti ricevono le prime cure mediche necessarie, vengono foto-segnalati, possono richiedere la protezione internazionale. Si cerca di non andare oltre alle 48 ore, anche se in alcuni casi di emergenza questo limite si supera; la seconda fase consiste nell’ingresso a circuito dell’accoglienza vera e propria, attuata negli ” HUB “. La loro funzione sarebbe quella di colmare quel dislocamento esistente tra il primo e il secondo sistema di accoglienza, evitando dispersioni sul territorio. La permanenza è limitata ai tempi di espletamento della domanda di protezione internazionale e alla decisione stessa da parte della commissione territoriale. I CDA (Centri Di Accoglienza) sono strutture ideate al fine di rispondere alle emergenze degli sbarchi dei profughi provenienti dall’ ex Jugoslavia, questi centri garantiscono prima accoglienza allo straniero rintracciato sul territorio nazionale per il tempo necessario alla sua identificazione e all’accertamento sulla regolarità della sua permanenza in Italia. I CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo, attualmente si chiamano ” HUB “, centri governativi di prima accoglienza e qualificazione) hanno la funzione di consentire l’identificazione del soggetto e di fornire l’accoglienza durante la procedura del riconoscimento dello status. L’invio ai CARA era previsto per il tempo necessario al completamento delle procedure di identificazione (20 giorni), scaduto il quale al richiedente era rilasciato un permesso di soggiorno per richiesta di asilo valido tre mesi. I CIE ( Centri di Identificazione ed Espulsione, proiettati verso gli “hotspot”) sono strutture volte al trattenimento ,convalidato dal giudice di pace,degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all’ espulisone. La permanenza dei migranti dei migranti dovrebbe essere al massimo di 48 ore.Lo SPRAR è un sistema di accoglienza di secondo livello,finalizzato a realizzare una forma di accoglienza integrata che mira alla predisposizione di misure di orientamento e accompagnamento legale e sociale la sua gestione è affidata alla rete degli enti locali.
MODI PER ACQUISIRE LA CITTADINANZA ITALIANA

  • AUTOMATICAMENTE, secondo lo ius sanguinis (per nascita, riconocsimento o adozione) oppure secondo lo ius soli (solo nati in Italia da genitori apolidi ovvero genitori nati il cui ordinamento giuridico di origine non contempla lo “ius sanguinis”).
  • SU DOMANDA, secondo lo ius sanguinis o per aver prestato servizio militare di leva o servizio civile o per essere residenti ininterrottamente in Italia per 10 anni (4 anni per i cittadini dell’ UE). Anche per essere nati in territori già italiani o per essere nati in territori già appartenenti al disciolto Impero Austroungarico.
  • PER ELEZIONE, se si nasce in Italia da genitori stranieri e ci si risiede legalmente ed ininterrottamente fino a 18 anni; la dichiarazione deve essere fatta entro un anno dal raggiungimento della maggiore età.
  • PER NATURALIZZAZIONE, dopo 10 anni di residenza legale in Italia, a condizione di assenza di precedenti penali e di presenza di adeguate risorse economiche; il termine è più breve per ex cittadini italiani e loro immediati discendenti, stranieri nati in Italia, cittadini di altri paesi dell’ UE, rifugiati e apolidi.
  • PER MATRIMONIO con un cittadino italiano, dopo due anni di residenza legale in Italia o dopo tre anni di matrimonio se residenti all’estero (termini ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi) a condizione di assenza di precedenti penali. Le donne straniere, sposandosi con i cittadini italiani prima del 27 Aprile 1983 acquisivano automaticamente la cittadinanza italiana.

L’ ALBANIA
L’Albania, ufficialmente Repubblica d’Albania, è uno Stato della penisola balcanica. Confina a nord-ovest con il Montenegro, a nord-est con il Kosovo, a est con la Macedonia e a sud con la Grecia. Le sue coste si affacciano sul Mar Adriatico (sul Canale d’Otranto) e sullo Ionio. Il paese, con i suoi confini, ha una superficie di 28 756 km² e una popolazione di quasi 3 milioni di abitanti.
L’Albania è membro delle Nazioni Unite, la NATO, dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, il Consiglio d’Europa, dell’Organizzazione mondiale del commercio e uno dei membri fondatori dell’Unione per il Mediterraneo. Dal 24 giugno 2014 l’Albania è ufficialmente candidata per l’adesione all’Unione europea dopo aver richiesto formalmente l’adesione all’UE il 28 aprile 2009. È tra i paesi emergenti d’Europa e, grazie alle numerose bellezze naturali e storiche, tra le nuove mete turistiche dei Balcani e del bacino del Mediterraneo.
La sua capitale è Tirana, principale centro finanziario del paese. Riforme di libero mercato hanno aperto il paese agli investimenti stranieri, in particolare nello sviluppo di infrastrutture energetiche e di trasporto. L’albanese è la lingua ufficiale della Repubblica.
CONFINI
L’Albania confina con il Montenegro a nord (per 287 km), con il Kosovo e con la Macedonia a nord-est (151 km), e con la Grecia per 282 km a sud. Ad eccezione della linea costiera, tutti i confini dell’Albania sono convenzionali, stabiliti in linea di principio durante la Conferenza degli Ambasciatori del 1912-1913 a Londra, dopo la proclamazione dell’indipendenza.
POLITICA
La Conferenza degli Ambasciatori lasciò l’Albania con un territorio esiguo in cui viveva solo il 30% degli albanesi, mentre gli ampi territori della Kosova e Ciamuria furono inglobati rispettivamente dalla Serbia e dalla Grecia; in realtà soltanto l’intervento diplomatico dell’Italia, preoccupata dell’influenza slava e greca sull’Adriatico evitò il completo smembramento dello Stato; per questo motivo re Zog I si proclamò Re degli albanesi e non Re d’Albania. Il Paese venne occupato, durante la prima guerra mondiale, dagli eserciti di Italia, Serbia, Grecia e Francia, ma i confini stabiliti nel 1913 furono essenzialmente riaffermati dalle potenze vincitrici nel 1921.
Le pressioni politiche furono un fattore importante nelle trattative, ma il risultato fu condizionato dall’approvazione delle Potenze, che avevano interessi più astratti, soprattutto mantenere l’equilibrio delle forze piuttosto che specifiche ambizioni economiche. Dopo la seconda guerra mondiale la Grecia espulse tutte le comunità albanesi della Ciamuria, accusate di aver appoggiato i fascisti italiani, prendendo pieno controllo del territorio e troncando sul nascere ogni possibile rivendicazione.
DURAZZO
Durazzo è una città dell’Albania con 200000 abitanti, la più importante dopo la capitale. La sua origine risale 600 a.c.. Durante l’età antica fu un porto greco, fondato dagli Illiri mentre nell’età romana divenne un centro molto importante dove venne costruito un anfiteatro. Nell’età medievale ha subito molte dominazioni: fu strappata ai bizantini dai Normanni nel 1082, nel 1205 fu conquista dai Veneziani. In età moderna e contemporanea, nel 1914 fu annessa all’Albania, divenne indipendente nel 1912 ma nel 1914 fu occupata dai fascisti italiani. Nel 1943 iniziò l’occupazione tedesca che finì l’anno successivo. Durante il regime si sviluppò socialmente e urbanisticamente diventando un porto per i traffici con l’Europa grazie anche alla vicinanza con Bari, serve anche per il trasporto delle persone ed è anche la prima città per sviluppo economico dell’Albania. La città è divisa in quartieri: alcuni hanno un nome altri un numero, il clima è temperato con estati calde e miti.
ENVER HOXHA
Enver Hoxha nacque ad Argirocastro, nel sud dell’Albania il 16 ottobre del 1908. Nel 1912 presentò al popolo un documento per liberarsi del dominio turco e diventare indipendenti che ottenne un gran successo e fu accettato. Si unì al partito comunista e diede luogo ad una “rivoluzione” nel 1924. L’8 novembre 1941 fu fondato il Partito Comunista da lui comandato che aveva 3 obbiettivi principali:l’industrializzazione, la rivoluzione agricola e lo sviluppo dell’istruzione. Nei primi anni ’50 l’Albania fu trasformata in un paese progredito, furono fondati centri industriali, si svilupparono molte scuole. Però nella sua dittatura che va dal 1941 al 1985 ci sono stati momenti di terrore, infatti aveva nominato una poilizia segreta che mandò a morte più di 10000 persone, gli oppositori , mentre mandò nei campi di lavoro 400000 persone. La polizia segretasi sviluppò sempre di più dando vita a una rete di spie. I campi di lavoro furono instaurati per lo sterminio degli oppositori politici e sorsero in zone paludose. Per Enver Hoxha l’eliminazione fisica divenne uno strumento di controllo totale e proclamò l’Albania uno stato ateista proibendo altre forme di politica. Alla fine dell’Albania la mancanza di istituzioni ha permesso l’avanzare di mafie dove c’era molta corruzione.Morì l’11 aprile1985.

INTERVISTA
Salve, noi siamo dei ragazzi che partecipano ad un progetto della Fondazione Fontana e volevamo farle delle domande riguardanti il motivo della sua migrazione in Italia.
Per prima cosa: come ti chiami? Da dove sei venuto?
A: Ciao ragazzi, mi chiamo Armand Luli e sono nato a Tirana, in Albania, l’11 luglio 1975.
Ci puoi raccontare quello che ti ricordi del tuo viaggio verso l’Italia?
A: Sono partito da Tirana il 6 agosto 1991 a piedi e sono arrivato a Durazzo, sempre in Albania, verso le 10 di mattina. Là è arrivata una barca, io non sapevo dove mi portasse, ma ho voluto prenderla lo stesso e dopo 24 ore sono sbarcato a Bari. Lì poi, attraverso un pullmam, sono giunto qui a Padova quando avevo 15 anni.
Quando sei partito ti ha accompagnato qualcuno?
A: Sì, ero con degli amici con cui ho mantenuto dei rapporti e ogni tanto ci troviamo, mentre gli amici che ho lasciato in Albania so che sono quasi tutti migrati, ma non so dove.
Come ti sei sentito durante il viaggio?
A: Devo dire che il viaggio è stato veramente faticoso, quando sono partito lo immaginavo come un’avventura o una specie di “gioco”. Questo gioco pian piano si è fatto sempre più duro, ma comunque sono arrivato alla fine. La nave mi dava una sensazione di confusione e provavo molta paura perchè non avrei mai pensato che quel gioco fosse diventato realtà, pensate che in quella nave eravamo 20000 e appena abbiamo visto le coste dell’Italia ci siamo tranquillizzati.
Perchè sei fuggito dal tuo Paese? Che situazione politica c’era in quel periodo?
A: Sono fuggito perchè c’era una situazione di povertà, l’Albania era uno dei Paesi più poveri del mondo, e in quel periodo c’era un regime dittatoriale. Questo era iniziato subito dopo la seconda guerra mondiale, cominciando con il togliere le terre ai contadini per darle allo Stato, chi parlava troppo veniva ucciso e nessuno poteva andare in altri Stati. Il sovrano si chiamava Enver Hoxha e faceva parte del partito comunista, che comandava una polizia segreta e se qualcuno aveva qualcosa contro la sua politica veniva torturato fino alla morte. Si erano diffusi anche dei campi di lavoro, nascosti da tutti in modo da non essere trovati. Nel momento in cui la dittatura era finita avevo paura che ne cominciasse un’altra e ho deciso di andarmene senza avvisare i miei genitori. Li ho avvisati con un telegramma quando sono arrivato a Bari, erano molto preoccupati e arrabbiati. Ora ormai sono passati 20 anni e la situazione è molto migliorata.
Sai che situazione politica c’è attualmente?
A: Alcuni anni dopo la mia partenza si instaurò un’anarchia e con questa un periodo di caos, causato da una guerra civile tra partiti politici e militari, sono rimaste uccise molte persone. Io, per fortuna, non ho visto nulla di tutto questo, ma so che alcuni miei amici sono morti, in quanto i ragazzi erano gli obiettivi principali. Ora ormai sono passati 20 anni e la situazione è molto migliorata, potrei anche tornare a vivere lì.
Come ti trovi in Italia? Ti piace o avresti voluto andare da qualche altra parte?
A: In Italia mi trovo bene, ho preso la cittadinanza nel 2011 e mi sento italiano. Non ho faticato a imparare la lingua e ormai mi sono abituato a vivere qui. Non l’ho scelta io l’Italia, penso sia stato anche il destino a portarmi qui, non sapevo dove stessi andando, la barca poteva andare dritto e non farmi sbarcare a Bari. Penso anche che ci abbiano portati qui perchè era il Paese più vicino. L’Italia l’avevo vista per televisione e me l’aspettavo serena, senza guerra, insomma, un Paese in cui si viveva bene.
Hai un lavoro?
A: Si, ora sono un autista di camion. In passato però ero in un momento di difficoltà e ho preso alcune brutte strade, ma per fortuna ho trovato la forza per affrontare tutto e alla fine ne sono uscito dopo aver conosciuto mia moglie. Se potessi tornare indietro non sceglierei più quella strada perchè esistono molte alte direzioni che possono essere migliori.
Cosa ti manca dell’Albania? Ci vorresti tornare in giorno?
A: Diciamo che la nostalgia è molta, mi mancano i giochi che facevo con i miei amici, i passatempi. Anche i miei genitori mi mancano, infatti anche se non mi sono fatto sentire per un periodo, loro mi hanno comunque chiesto di tornare un giorno, sono molto dispiaciuti.
Ok, grazie mille per l’intervista, se hai altro da aggiungere diccelo pure, sennò ti possiamo salutare qua.
A: Penso di avervi detto tutto, è stato bello far conoscere la mia storia a voi ragazzi,vi ringrazio e vi saluto.
Ciao e grazie ancora.

Thomas Bozzolan, Alessia Milan, Anna Andrea Nardo, Tommaso Peraro, Manuel Soranzo e Matteo Zanardi

MIGRAZIONE ECONOMICA

A: Come ti chiami ? Quanti anni hai ? Quali sono le tue origini ?
T: Mi chiamo Teodorita ho 16 anni e sono di origini Moldave.
A: Com’era la vita in Moldavia ?
T: Era molto semplice perché  è un paese che si basa sull’agricoltura.
A: quindi l’economia….
T: si è prevalentemente di tipo agricolo.
A: Ti trovavi bene nel tuo paese ?
T: Si.
A: Il lavoro dei tuoi genitori e nonni ?
T: Mia madre lavorava in tv mio padre era un operaio, mentre mia nonna insegnava e mio nonno lavorava nei campi.
A: Perché avete deciso di migrare ?
T: I miei genitori sono venuti in Italia nel 2001 e io sono arrivata nel 2004 perché in Moldavia il lavoro produceva poco, io non l’ho vissuta negativamente perché ero piccola.
A: La metà magari poteva essere un altro paese ?
T: La metà era l’Italia ma mia madre aveva pensato ad andare in Germania.
A: Perché proprio in Italia ?
T: soprattutto per la lingua essendo entrambe lingue neo latine e anche perché mia madre aveva amici qua. Il primo viaggio lo abbiamo affrontato in macchina mentre le successive volte siamo andati in aereo.
A: In Italia avevano già un lavoro ?
T: Si, mia madre lavorava nel campo commerciale e mio padre lavorava nella tecnologia.
A: Disguidi burocratici ?
T: no.
A: Dove avete vissuto ?
T: Inizialmente fino ai 10 anni abbiamo vissuto in casa di amici poi mia madre ha fatto un mutuo e ci siamo trasferite.
A: Prime difficoltà ?
T: Non è stato difficile perché la lingua la ho imparata subito e fin da piccola ho iniziato scuola quindi ho relazionato.
A: Le prime differenze ?
T: Qui in Italia più semplice mutuarsi e qua più macchine, strade ed edifici.
A: A livello economico siete stati aiutati all’interno del progetto accoglienza ?
T: No è tutto gravato su mia madre:
A: Ultima domanda, ti manca il tuo paese ?
T: Certamente, io sto bene qua ma non dimenticherò mai il mio paese d’origine e quando posso vado .

Ringraziamo Teodorita Buzu per averci regalato questo tempo.
INTERVISTA-DOMANDE AD OPERA DI: Verlato Antonio
MONTAGGIO VIDEO : Betteto Leonardo, Bonotto Tommaso, Cazzaro Matteo
SCRITTURA INTERVISTA: Liccardi Tommaso

AFRICA EXPERIENCE

Noi ragazzi della classe 4AT dell’I.P.S.S.A.R. Pietro d’Abano, ci siamo recati assieme ad alcuni Professori, al ristorante Africa Experience di Venezia (Indirizzo: Calle Lunga S. Barnaba, 2722, 30123 Venezia / Sito web: http://africaexperience.eu/?lang=it), un ristorante gestito da persone immigrate in Italia, provenienti da diversi paesi dell’Africa, che portano con sè una propria storia e una propria cultura. Qui, abbiamo degustato alcuni piatti tipici africani e abbiamo intervistato una ragazza che lavora come cameriera al ristorante.

Alexandru: Allora, come ti avranno spiegato i miei compagni,insomma, questa è… insomma… noi siamo venuti qua per fare… non solamente per mangiare, ma anche per fare un’intervista, perchè stiamo affrontando un progetto, e… ecco… se tu hai piacere di rispondere alle nostre domande, che alla fine non è un’interrogazione… è una chiacchierata… tranquillamente… va bene?
Mandana: Va bene, va bene.
Alexandru: Allora, ci siamo preparati un po’ di domande…
Mandana: Si.
Alexandru: Allora, prima di tutto, ovviamente, come ti chiami?
Mandana: Ok. Prima di ogni cosa io devo dire che non parlo italiano benissimo.
Alexandru: Vai tranquilla, anche noi qua non parliamo l’italiano benissimo.
Prof. de Saraca: Neanche loro lo parlano bene!
Mandana: Io sono Mandana, mio nome è Mandana e mio cognome Nadimi.
Alexandru: Nadimi con la N giusto?
Mandana: Si.
Alexandru: E’ corretto?
Mandana: Si.
Alexandru: Da dove provieni? Descriviti un po’, come preferisci
Mandana: Ah ok. Io vengo dall’Iran, sono persiana, ovviamente, sono venuta qua, quasi, quattro anni e mezzo fa, ho fatto Dottorato di Ricerca, in Scienze Ambientali, sono venuta a motivo di studio, e… ho vinto una borsa di studio da Filippine, poi ho scleto qua, perchè c’era anche mia sorella in Italia… dopo di… dopo che ho finito mio Dottorato, ho visto che… non lo so se queste cose sono giuste a dire o no…
Prof. de Saraca: Assolutamente!
Alexandru: Vai tranquilla.
Mandana: Dato che ho visto, non c’è lavoro… a me interessava stare qua in Italia, perchè mi piace, come cultura è molto vicino a nostro cultura… ho cercato lavoro per un anno, quasi un anno e mezzo, ma non c’è lavoro in Italia… ma guarda che io sono una Dottoressa, ma non c’è lavoro in Italia… allora ho pensato che, se posso fare un lavoro che così assumiamo le altre persone che hanno problemi, anche ovviamente sono i migranti che hanno più problemi rispetto agli italiani, possiamo creare un lavoro per loro… allora, io stavo cercando, studiando, su queste cose, che ho conosciuto Ahmed, mio suocero… poi, lui mi ha spiegato che hanno un progetto per aprire un ristorante africano, il progetto inizia così: le persone che sono venuti qua in Italia, con difficoltà, per vivere meglio, per motivi personali che hanno avuto, non lo so se era guerra, se era difficoltà di vivere… sociali… allora possono… sono passati da paesi diversi per arrivare qui, ma non in modo normale, ma per esempio, io sono venuta qua normalmente, con prendere il visto… ma loro dovevano fare viaggi lunghi e pericolosi… allora, in… un… ogni paese loro sono fermati… in questo modo… hanno imparato di cucinare a loro modo, in senso che hanno imparato qualche piatti, per esempio da Turchia, poi hanno inventato le cose che pensavano fa migliore quel piatto e… allora i piatti che adesso noi abbiamo, raccontano viaggi che hanno fatto loro… E’ chiaro?
Prof. de Saraca: Chiarissimo! Perfetto!
Alexandru: E si… tu come hai vissuto quando sei arrivata qui? C’é stata qualche incongruenza, magari anche con la popolazione italiana che sicuramente certi accettano gli stranieri e altri no… alla fine è un punto di vista… ecco… Tu come la vedi?
Mandana: Infatti…
Alexandru: Sei stata accettata, ecco?
Mandana: Si, i primi anni vedevo tutta gente molto gentile, sempre con sorriso, sempre comportavano bene… sinceramente non ho avuto problemi…
Alexandru: Bene bene… e…
Mandana: ma… dato che parlo con le persone che lavorano per noi, che sono di colore, sono africani, ho sentito che tanta gente, comportano male con loro… anche una volta, stavo andando al supermercato, con un nostro personale, e poi c’era una persona che ha cominciato a insultare a lui… e lui non ha fatto niente… veramente mi dava fastidio… era razzista diciamo… ma comunque in ogni paese ci sono.. si possono trovare persone che sono gentile e persone che veramente pensano in altro modo.
Alexandru: E… adesso ti farò una domanda, magari un po più intima ecco… la tua famiglia invece è ancora in Iran, oppure…
Mandana: La mia famiglia… ho una sorella, anche la mia sorella ha fatto Post-Dottorato in Nano Tecnologia a Pisa… adesso sta cercando lavoro e non trova niente, ma comunque, anche a lei interessa stare qua, e anche a me piacerebbe che miei genitori venissero qua a fianco di noi.
Alexandru: Ma quindi, loro sono… i tuoi genitori dico… sono qua?
Mandana: No… ma a me interessa di portarli qua.
Alexandru: Ecco… una domanda… quando ci siamo organizzati per fare le domande è uscita anche questa domanda che è: cos’è per te essere libero?
Mandana: In che senso?
Alexandru: Nel senso…
Mandana: Cosa vuol dire libertà?
Alexandru: Cos’è per te la libertà?
Mandana: Per me libertà significa che io posso pensare, vestire, in un modo che io scelgo, no che qualcuno mi sceglie e poi dice che devo fare così… Se non disturbo nessuno… se io non disturbo nessuno ma dev’essere sempre un limite… allora… questo per me è libertà…
Alexandru: Allora come essere libera di fare le tue scelte come tutti alla fine, giusto?
Mandana: Si…
Alexandru: Ragazzi, voi avete qualche domanda?
Alice: Io si… se c’è qualcosa che ti manca del tuo Paese?
Mandana: Cibo… ovviamente, parenti, famiglia e anche mio Paese.
Deline: E non hai mai pensato di andare via da qui, di andare all’estero, appunto per questo fatto del lavoro?
Mandana: Si… ho pensato tanto… e per quello stavo cercando quasi un anno no… poi… devo dire le cose più personali… adesso ho un fidanzato e per avere una vita stabile ho pensato che io devo creare un lavoro che così posso avere una vita più o meno stabile cosi poi posso fare quello che m’interessa, mi piace… purtroppo oggi così è, se tu studi quello che ti piace… ma dopo… non c’è neanche in mio Paese… oppure devi andare in America, Canada, per avere una vita migliore, ma dato che ho visto c’è troppa distanza di questi paesi con mio Paese… allora ho detto no.
Ines: Io ho una domanda… Ma è stato difficile realizzare il ristorante, c’è costruirlo? In cosa siete andati incontro insieme alle persone che vi hanno aiutato a costruirlo?
Mandana: Si, infatti era difficile, perchè maggior parte lavori che vedete hanno fatto i miei soci no… perchè io sono una ragazza e fare queste cose cose è un’abitudine no… e ma comunque ho aspettao per un anno e mezzo per aprire… diciamo… e fare tutto quello che serve… in Italia è molto difficle fare le cose ufficiali, diciamo, le cose che riguardano i documenti… devi aspettare tanto tempo…
Prof. de Saraca: La burocrazia è lentissima infatti… purtroppo
Alexandru: Che cosa, ecco, ti aspetti per il futuro, magari?
Mandana: Mmm… cosa aspetto in senso cosa voglio dal futuro?
Alexandru: Si, nel senso di… cosa ti proponi di fare…
Mandana: Eh… sinceramente mi piaceva lavorare su quell’argomento che avevo studiato, ma la vita sempre non ti porta quello che vuoi e qualche volta un po’ mi sento male, ok, perchè dico, per tanti anni ho studiato, adesso sono in un ristorante africano, ma da una parte mi da soddisfazione, nel senso che ok, abbiamo fatto questo, un lavoro, non solamente per me ma anche per ragazzi che veramente hanno avuto problemi… ma l’altra cosa che vi vorrei dire ragazzi, le persone che vengono da paesi, diciamo più bassi, se vedete qualche comportamento strano, in senso che se non comportano molto bene, se non sono aperti, il livello di società, oppure il tipo di famiglia che porta loro così, magari se noi possiamo aiutare loro, possiamo insegnare a loro, non è che dobbiamo scappare da loro sempre… molto difficile… troppo difficile… ma più o meno penso così possiamo aiutare a loro.
Ilaria: E com’è stato inizialmente il rapporto con i ragazzi di altre etnie che sono venuti a lavorare qui da te, con te?
Mandana: Per maschi, per uomini che arrivano da paesi con livello basso di economia, perchè tutte queste punti hanno effetto sul modo di pensare… per esempio se io dico una cosa a un uomo che lavora per noi, a lui molto difficile accettare, perchè io sono una donna, e comportano male, allora è un po’ pesante… ma comunque non so… ognuno di noi deve volere di sviluppare, se lui non vuole, io non posso aiutare e non posso mantenere questa persona.
Alexandru: E’ tutta una questione di mentalità alla fine…
Mandana. Infatti.
Ines: Quindi, visto che pensi come una persona aperta, in contrasto al tuo Paese di origine, significa che sono stati i tuoi genitori a crescerti in maniera aperta?
Mandana: Non so se voi sapete la storia dell’Iran ma, quasi 35 anni fa, c’è stata una rivoluzione islamica. Prima di avere questo governo islamico noi eravamo liberi come voi, e anche i miei genitori erano di quella generazione. Quindi io ero all’interno di una famiglia con mentalità aperta. E mia madre diceva che dovevo andare via in qualsiasi modo e che studiare migliora così puoi conoscere le altre culture e le altre persone. La vita non è quello che siamo come se noi fossimo all’interno di un quadro.
Alexandru: Dunque neanche i tuoi genitori ti hanno imposto un certo tipo di persone, più che altro ragazzi. Non te lo hanno mai imposto giusto? Cioè, so che solitamente coloro che provengono da Paesi islamici, sono più chiusi e magari hanno delle restrizioni anche sul fatto di uscire con un ragazzo anche semplicemente per andare a mangiare un gelato o per fare una passeggiata.
Mandana: Per i miei genitori, queste cose, non sono dei problemi. Il problema è il governo. Per esempio, se noi facciamo un party, una festa, e ci sono maschi e donne insieme, poi arriva la polizia e arresta. Allora anche avere un rapporto è difficile, molto difficile. Oppure, per esempio, anche a scuola noi non siamo insieme. Nel senso che le donne hanno una scuola separata dai maschi. Poi solamente all’Università possiamo stare insieme. Ma pensate che, fino a quando non arrivi all’Università non puoi avere rapporti, cioè non puoi parlare con un ragazzo ed è veramente una cosa grave perché vengono anche problemi mentali, psicologici.
Ines: Io direi, cosa ci lasci come consiglio non solo per rapportarci con noi stessi ma anche con le persone di altre culture perché magari noi spesso abbiamo dei pregiudizi ma fino a quando non conosciamo esattamente una persona,non possiamo giudicarla.
Mandana: Non lo so, ma io dico, non è importante da dove vengo oppure la persona che lavora per me da dove viene. Secondo me, le informazioni possono essere sempre le cose che aiutano a svilupparti. Se tu vuoi veramente sviluppare la tua vita, io ti posso aiutare. Se sei iraniana o vieni dall’Africa, non importa. Ma se tu non vuoi e non hai prima informazioni, nel senso che puoi aprire il tuo cervello, non come i maschi che prima vi ho spiegato, noi possiamo aiutare e persone. Altrimenti, mi dispiace.

Prof.ssa de Saraca Emanuela, Prof.ssa Benvenuti Elisabetta, Prof.ssa Olivato Annalisa, Prof. Mazzacane Saverio, Beltrame Tanilla, Caldarella Sebastiano, Campagnaro Deborah, Caraus Julian, Frizzarin Giorgia, Gharbi Sassia, Martin Ilaria, Martinello Alice, Morello Angela, Ngane Ines, Nkandu Deline, Riondato Ilaria, Pezzato Miriam, Popovici Alexandru (classe 4AT).

DALL’ITALIA ALLA LIBIA

INTERVISTA
Come vi chiamate?
M: Trabuio Maria e questo è mio figlio, Buzzarello Silvano
Quanti anni avete?
M: 84 anni io e 63 mio figlio
Quando è partita, da dove e per quale paese?
M: Sono partita da Sant’Angelo di Piove con la mia famiglia nel 1938 per raggiungere la Libia. Avevo solo 6 anni.
Con quali mezzi ha raggiunto il paese?
M: Io e la mia famiglia abbiamo preso il treno fino a Genova, poi con la nave siamo arrivati a Tripoli. Da lì siamo saliti su dei carri militari e siamo andati fino a Misurata. Qui ci hanno smistati in vari posti della zona. Noi eravamo in alcune case chiamate Crispi, che si trovavano in mezzo al deserto. Successivamente hanno cambiato questo nome e le hanno attribuito un nome arabo.
Cosa ha provato a lasciare il tuo paese?
M: Ero piccola e non ricordo molto. I miei ricordi risalgono al 1940 quando Mussolini dichiarò che in Libia era scoppiata la guerra e che tutti i bambini dai tre ai dodici anni, tra cui c’ero anch’io, dovevano essere rimpatriati e sistemati nei vari istituti. Io sono stata a Savona, a Brescia e in altre colonie in Italia, così da poter avere un’istruzione che a quel tempo non era obbligatoria e riuscii così ad ottenere il diploma di quinta elementare. Poi nel 1947, all’età di 15 anni, sono ritornata in Libia e ho raggiunto la mia famiglia, nel frattempo anche lì la guerra era finita.
Ti sei integrata in Libia?
M: Nel paese in cui vivevo eravamo tutti italiani, non avevamo contatto con gli arabi, vivevamo tra di noi.
Quali erano le sue aspettative?
M: Pensavo che la Libia fosse meglio dell’Italia, speravo che la mia famiglia potesse vivere in modo più dignitoso, ma avevamo solo una piccola casa con un po’ di terreno che coltivavamo per soddisfare i nostri bisogni essenziali. Scoprii presto che la Libia era povera quanto l’Italia, che era difficile sopravvivere e che la gente aveva molta fame.
Cosa facevate per sopravvivere?
M: Lavoravamo la terra, avevamo degli animali da cortile e facevamo noi il pane. Avevamo una vita da contadini, avevamo lo stesso stile di vita di quando eravamo in Italia.
E i Libici?
M: Saltuariamente avevamo dei contatti commerciali con gli arabi, vendevamo dei mazzetti di erba medica che producevamo nei nostri campi in cambio di datteri. Noi vivevamo al confine con il deserto, quindi non era semplice avere dei rapporti con i locali.
Cosa vi ha colpito di più?
M: Il clima ostile. Per lavorare nei campi dovevi alzarti molto presto, verso le 3 o le 4 del mattino, perché poi verso le 10 dovevi rientrare per il caldo eccessivo e potevi ritornare a lavorare solo in tarda serata.
Quanto sei rimasta lì e perché hai deciso di tornare?
M: Sono rimasta in Libia fino al 1961. La decisione di tornare era stata presa a causa della situazione politica della Libia e perché molti italiani tornavano in Italia per far studiare i propri figli. Quindi, non avendo più la forza e la solidarietà che c’era precedentemente, siamo ritornati in Italia. Qui, con il ricavato che avevamo ottenuto vendendo i nostri beni, abbiamo comprato una vecchia casa, senza luce, senza acqua, riscaldamento e senza bagno. Ricordo che ci eravamo costruiti i materassi con l’involucro delle pannocchie, mentre in Libia dormivamo sui materassi di lana!
Ritieni corretta la decisione dell’ONU secondo la quale ogni Stato debba essere libero e sovrano all’interno del proprio territorio?
M : Si, non condivido il colonialismo politico.
Torneresti in Libia?
M : No, mai. È stata un’esperienza molto dura.

Mangini Alessia, Bud Isabella, Buzzarello Filippo, Degan Veronica, Bottin Carlotta

Migranti ed economia

1. Perché hai lasciato lo Sri Lanka? – Per mancanza di lavoro.
2. Come mai hai scelto l’Italia? – Per conoscenze che già avevo in Italia, per il clima e offerta di lavoro.
3. Nel tuo paese avevi già un lavoro? – Era un piccolo paese con tanta gente e di conseguenza c’era poco lavoro e pagavano poco.
4. Il viaggio fino in Italia è stato difficile? – No, perché ho viaggiato in aereo e con tutti i documenti in regola.
5. Che lavoro facevano i tuoi genitori? – Mio padre e mio fratello lavoravano in ospedale, mia madre e mia sorella erano casalinghe.
6. Senti la mancanza della tua famiglia? – Si.
7. Spedisci soldi alla tua famiglia in Sri Lanka? – Si.
8. Se tornassi in dietro torneresti di nuovo in Italia o cambieresti paese? – Si, perché è complicato imparare una nuova lingua; inoltre in Italia ho amici che risiedono lì e dunque non avrebbe senso andare in un altro Paese. Poi c’è un clima migliore del mio Paese natale.
9. Ti senti un cittadino italiano? – Si e mi piacerebbe avere la cittadinanza italiana.
10. Hai mai ricevuto discriminazioni? – No.
11. L’Italia è come te la eri immaginata? – No, perché ha capito che anche gli italiani sono bravi.
12. Che lavoro facevi nei primi tempi? – Nei primi tempi ho abitato insieme ad un mio amico, poi è sparito e sono rimasto abbandonato. Infatti ho dormito e mangiato fuori, anche al Santo e alla Caritas, dopo piano piano sono stato aiutato.

Chiara, Lorenzo, Micol, Martina (2L Pietro d’Abano)

Migranti e politica

LARA: Nome, la tua età e la tua provenienza
ZDENKO: Il mio Nome è Zdenko, ho 43 anni e vengo dalla Croazia.
L: Come sei arrivato qui in Italia?
Z: Sono arrivato in barca.
L: In barca in che senso?
Z: con un traghetto.
L: Chi ti ha aiutato a trasferirti qui?
Z: Mi hanno aiutato alcuni miei amici di Verona!
L: Hai subìto atti di discriminazioni al tuo arrivo?
Z: No assolutamente, mi sono trovato sempre bene!
L: Perché hai scelto l’Italia e non qualche altro paese?
Z: Perché ho delle conoscenze, ho degli amici qui in Italia, per cui ho scelto l’Italia.
L: Hai un reddito sufficiente per vivere qui?
Z: Si assolutamente.
L: Ti sei trovato un buon lavoro, giusto?
Z: Si si mi sono trovato un buon lavoro.
L: Pensi di rimanere in Italia?
Z: Fino ad oggi si!
L: E nei prossimi anni?
Z: Non lo so, credo di si!
L: Pensi che gli italiani siano razzisti?
Z: Assolutamente no! Credo che siano delle belle persone come un po’ ovunque. Fino ad ora ho trovato sempre accoglienza!
L: Cosa chiederesti allo Stato Italiano per gli immigrati?
Z: Cosa chiederei?!?.. Che si comportino con gli altri come desiderano che gli altri si comportino con loro.
L: E di conseguenza vorresti che gli immigrati continuassero ad arrivare in Italia o magari bloccare determinati arrivi?
Z: E… sinceramente non lo so.
L: Va bene! Cosa ne pensi della politica italiana?
Z: La politica italiana è un po’ come tutte le altre politiche. E fatta di persone che hanno il potere decisionale e quindi lascio la libertà ad ognuno di esprimere la propria opinione.
L: Cosa ti ha portato a trasferirti in Italia?
Z: Prima di tutto una nuova esperienza di vita ed ero anche in cerca di lavoro e dopo un mese che ero qui è scoppiata la guerra in Croazia e quindi sono rimasto qui per benessere
L: L’ultima domanda che ti pongo è se hai trovato qualche affinità tra il tuo popolo e quello italiano?
Z: Si certo, ci sono tante cose in comune. Parto sempre dall’idea che tutto il mondo è un paese unico quindi dipende un po’ da noi come ci rapportiamo con gli altri.

L: Grazie mille Zdenko!

Tomas, Nicola, Lara, Caterina e megi
2L Pietro d’Abano

Domande intervista: minori migranti

1) “Da dove vieni?”
“Io vengo dal Marocco.”
2) “Sei nato in Italia o in Marocco?”
“Sono nato in Italia.”
3) “Si è trasferita tutta la tua famiglia?”
“Mio padre è venuto in Italia per primo, precisamente nel 1990; Mia madre e i miei fratelli lo hanno raggiunto circa dieci anni dopo.”
4) “Come mai hanno scelto l’Italia?
“Hanno scelto l’Italia perché dava più possibilità e c’era una vita media migliore. Inoltre, l’Italia era un paese molto ricco, non come il Marocco che negli anni ’90 era in crisi. Mio padre voleva crescere i suoi figli in un paese capace di dargli un futuro sicuro.”
5) “Hai difficoltà a tornare nel paese dei tuoi genitori? Il viaggio è problematico? Hai mai avuto problemi derivanti dal fatto di essere ancora minorenne?
In aereo è, ovviamente, più comodo. In macchina è abbastanza lungo come viaggio e dipende molto anche dal tipo di autista che trovi. Sono sempre stato accompagnato da un adulto e, quindi, non ho mai avuto problemi derivanti dalla mia età.”
6) “Hai parenti in Marocco?”
“Si, ho degli amici, persone che ho conosciuto quando sono andato nel passato e molti parenti. La mia è una famiglia molto numerosa, alcuni dei miei parenti ci hanno seguito in Italia, altri sono rimasti in Marocco.
7) “A livello culturale come ti trovi qui in Italia?”
“Abbastanza bene. Qui lo Stato è laico e ci sono diverse religioni che coesistono. In Marocco la maggioranza delle persone sono musulmane e la religione è più sentita.”
8) “Quando hai iniziato la scuola hai avuto problemi ad ambientarti e a inserirti?”
“Si, all’inizio c’erano dei ragazzi che mi prendevano in giro o che cercavano di lasciarmi sempre in disparte e a volte restavo da solo.”

PIETRO D’ABANO
RICCARDO, IVAN, GIULIA, SILVIO
CLASSE 2L